[Lectio3] !2 Sam 1:11-15 11 Ma David prese le sue vesti e le stracciò, e così pure tutti gli uomini che erano con lui 12 e fecero duolo e piansero e digiunarono fino alla sera a motivo di Saul e di Gionata suo figlio e del popolo del Signore e della casa di Israele, perché erano periti di spada. 13 Poi David disse al giovane che gli aveva recata la notizia: Donde sei tu? E quegli gli rispose: Io sono figlio d'uno straniero, di un Amalecita. 14 E David gli disse: Come mai non hai temuto di stendere la mano per uccidere l'unto del Signore? 15 Quindi David, chiamato uno dei suoi servi, gli disse: Vieni qua, gettati sopra costui. Quegli lo percosse, e colui morì. [Lectio5] In che furono colpevoli i monti di Gelboe nella morte di Saul da non ricevere più né rugiada, né pioggia, e da seccare in essi ogni verdeggiante vegetazione conforme all'augurio di maledizione? Ma perché Gelboe significa corso d'acqua, e Saul, cui l'unzione non impedì di morire, essendo figura del nostro Mediatore nella sua morte; non malamente i monti di Gelboe rappresentano quei Giudei dai cuori superbi, che, abbandonandosi a una marea di cupidigie terrene, si mescolarono nella morte di Cristo, l'unto per eccellenza: e perché il re, l'unto vero, perdette la vita del corpo in mezzo ad essi, perciò, privati d'ogni rugiada di grazia, essi sono nella sterilità. [Lectio6] Di essi è detto con ragione che non potranno più essere campi di primizie. In fatti le anime superbe degli Ebrei non danno più frutti nuovi: perché, alla venuta del Redentore, rimasero nella massima parte nell'infedeltà, e non vollero seguire i primi insegnamenti della fede. E mentre la santa Chiesa s'è mostrata fin dai primordi precocemente feconda per la moltitudine dei Gentili generati, appena è se, negli ultimi tempi, ella raccoglierà alcuni Giudei che potrà trovare ancora, raccogliendoli come una tardiva raccolta, e serbandoli come frutti di tardiva stagione. [Lectio7] Lettura del santo Vangelo secondo Matteo !Matt 5:20-24 In quell'occasione: Gesù disse ai suoi discepoli: Se la vostra santità non sarà maggiore di quella degli scribi e dei farisei, voi non entrerete nel regno dei cieli. Eccetera. _ Omelia di sant'Agostino Vescovo !Lib. 1 del Sermone del Signore sul monte. cap. 9 La santità dei farisei consisteva nel non uccidere: la santità di quelli che. devono entrare nel regno dei cieli è di non adirarsi senza motivo. Minima cosa e pertanto non uccidere; e colui che avrà violato questo precetto sarà chiamato minimo nel regno dei cieli. Ma colui che lo avrà osservato così da non uccidere, non sarà perciò grande e degno del regno dei cieli; pur tuttavia è già salito d'un grado: e si perfezionerà, se non si adirerà senza motivo; e se si perfezionerà, sarà molto più lontano dall'omicidio. Perciò colui che c'insegna di non adirarci, non distrugge la legge proibendoci di non uccidere, anzi piuttosto la completa; cosicché conserviamo l'innocenza e all'esterno, non uccidendo, e nel fondo del cuore, non adirandoci. [Lectio8] Pertanto in questi peccati di collera ci sono dei gradi: nel primo uno si adira, ma trattenendo nel suo cuore l'emozione concepita. Se il turbamento che si prova strappa a chi è sdegnato una voce, non significante niente in se stessa ma attestante questa emozione d'animo colla stessa esclamazione che sfugge all'uomo irritato, (la colpa) è certo maggiore che se la collera nascente si fosse silenziosamente compressa. Se poi si fa sentire non solo un grido di sdegno, ma anche una parola indicante e manifestante il biasimo che s'infligge a chi è indirizzata, chi dubiterà ciò essere colpa più grave che manifestare, col solo suono della voce, il proprio malcontento? [Lectio9] Osserva ora tre gradi anche (nell'istruttoria della causa): giudizio, consiglio, fuoco della geenna. In sede di giudizio si da ancora luogo alla difesa. Nel giudizio invece, sebbene ci soglia essere anche il giudizio, tuttavia perché la distinzione stessa posta obbliga di riconoscere qui qualche diversità, ci sembra che al consiglio appartenga la promulgazione della sentenza; perché allora non si tratta più d'esaminare se il reo dev'essere condannato; ma i giudici deliberano fra loro sul supplizio da infliggere a chi merita certamente la condanna. Nel fuoco della geenna poi non c'è più dubbio quanto alla condanna, come nel giudizio, né (incertezza) quanto alla pena del condannato, come nel consiglio; perché nel fuoco dell'inferno, certa è la condanna, e (fissata) la pena del colpevole. &teDeum