[Officium] S. Josaphat Episcopi et Martyris [Oratio] Signore, suscita nella tua Chiesa lo Spirito di cui fu ripieno il tuo beato Martire e Vescovo Giosafatte, e che gli fece dare la sua vita per le pecorelle: affinché, per sua intercessione, animati e fortificati noi pure dal medesimo Spirito, non temiamo di dar la nostra vita per i fratelli. $Per Dominum eiusdem [Lectio4] Giosafatte Kuncewicz, nato da nobili e cattolici parenti a Vladimir in Volinia, mentre, fanciullo, ascoltava la madre parlare della passione di Cristo, un dardo si partì dal costato dell'immagine di Gesù crocifisso e andò a ferirgli il cuore. Infiammato dell'amore di Dio, cominciò ad abbandonarsi con tal fervore all'orazione e agli altri esercizi di pietà, da essere d'esempio e di ammirazione ai giovani più grandi di lui. Professata a vent'anni la regola monastica fra i religiosi dell'ordine di san Basilio, furono meravigliosi i suoi progressi nella perfezione evangelica. Andava a piedi nudi, nonostante l'eccessivo rigore dell'inverno in quelle contrade; non mangiava mai carne, e non prendeva vino che per ubbidienza, e fino alla morte mortificò il corpo con un asprissimo cilizio. Il giglio della castità, che fin da giovanetto aveva consacrato alla Vergine Madre di Dio, lo conservò inviolato. La fama della sua virtù e della sua dottrina crebbe in breve talmente, che, sebbene giovane, fu preposto al monastero di Bitene; poco dopo fu nominato archimandrita di Vilna, e infine, sebbene riluttante, ma con gioia dei Cattolici, arcivescovo di Polotsk. [Lectio5] Innalzato a questa dignità, senza cambiare nulla del tenore di vita precedente, non ebbe a cuore che il culto divino e la salvezza delle pecorelle affidategli. Energico difensore della unità e verità cattolica, si adoprò a tutt'uomo per ricondurre alla comunione culla Sede di san Pietro scismatici ed eretici. Non cessò mai, ora con discorsi, ora con scritti pieni di pietà e dottrina, di difendere il Sommo Pontefice e la pienezza della sua autorità dalle calunnie impudentissime e dagli errori degli empi. Rivendicò la giurisdizione episcopale e i beni della Chiesa usurpati da laici. Non si può credere quanti eretici ricondusse nel seno materno della Chiesa. Circa l'unione della Chiesa Greca colla Latina, le dichiarazioni dei sommi Pontefici attestano espressamente Giosafatte esserne stato il più illustre promotore. A questo fine, come anche per rendere al tempio di Dio il suo decoro, per costruire case per sacre vergini e sostenere altre opere pie, erogò spontaneamente le rendite della sua mensa. La sua liberalità verso i poveri fu tale, che non trovandosi più nulla una volta, per sollevare la miseria d'una povera vedova, fece impegnare il suo omoforion, cioè il pallio episcopale. [Lectio6] Tanti progressi della fede cattolica eccitarono talmente l'odio di certi uomini corrotti, che fecero un complotto per uccidere l'atleta di Cristo; e in un suo discorso al popolo, egli stesso annunziò la morte che gli era minacciata. Recatosi a Vitebsk per la visita episcopale, i cospiratori invasero il, palazzo episcopale ferendo e massacrando quanti incontravano. Allora l'uomo mitissimo si fece incontro spontaneamente a quelli che lo cercavano, e rivolgendo loro amichevolmente la sua voce: «Figli, disse, perché maltrattate i miei famigliari? Se avete qualche cosa contro di me, eccomi qui». E quelli, precipitatisi su di lui, lo caricano di bastonate, lo trapassano colle loro armi, e poi, uccisolo con un tremendo colpo di scure, lo gettano nel fiume, il 12 Novembre dell'anno 1623, dell'età sua quarantesimo terzo. Il suo corpo, segnalato da una luce meravigliosa, fu ritirato dal fondo del fiume. Gli omicidi del Martire furono i primi a sperimentare l'efficacia del suo sangue, perché, condannati quasi tutti ad essere decapitati, abiurarono lo scisma e si pentirono del loro misfatto. Glorificato il santo Vescovo dopo morte da moltissimi miracoli, il sommo Pontefice Urbano VIII gli decretò gli onori dei Beati. Pio IX, il 29 Giugno dell'anno 1867, in occasione delle solenni feste celebrate per il centenario dei Principi degli Apostoli, davanti all'assemblea dei cardinali, in presenza di circa cinquecento tra patriarchi, metropolitani e vescovi d'ogni rito convenuti da tutte le parti del mondo, l'iscrisse solennemente nella basilica Vaticana nell'albo dei Santi, siccome il primo difensore, fra gli orientali, dell'unità ecclesiastica. Il sommo Pontefice Leone XIII ne estese a tutta la Chiesa l'Ufficio e la Messa. [Lectio94] Giosafat Kuncewicz, nacque a Vladimir in Volinia. Da piccolo, mentre la madre gli parlava della passione di Cristo, fu ferito nel cuore da una freccia scoccata dal petto di un'immagine di Gesù crocifisso. A 20 anni si fece monaco basiliano. Fu archimandrita a Wilna e poi arcivescovo di Plozk. Fu vero modello di ogni virtù. Fu grande fautore dell'unione tra Chiesa greca e Chiesa latina; riportò nella Chiesa molti eretici. A Vitebsk, dove era andato in visita pastorale, fu assalito dagli eretici. Lui stesso si presentò spontaneamente agli eretici che stavano invadendo l'episcopio, e disse: «Figlioli, se avete qualche cosa contro di me, eccomi qua!». Allora gli si scagliarono contro, lo percossero, lo infilzarono con lance, lo finirono con una scure, e poi lo gettarono in un fiume. Il sangue del martire fu vantaggioso prima di tutto, agli stessi omicidi: essi infatti, condannati a morte, quasi tutti fecero l'abiura e si pentirono del male fatto. Il papa Urbano Vili lo dichiarò beato. Pio IX inserì nel catalogo dei santi - il primo fra gli appartenenti alla Chiesa orientale! – questo promulgatore dell'unità. &teDeum [Lectio7] Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni !Joannes 10:11-16 In quell'occasione: Gesù disse ai farisei: Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la vita per le sue pecore. Eccetera. _ Omelia di san Giovanni Crisostomo !Omelia 59 in. Giovanni È una gran cosa, dilettissimi, è una gran cosa, dico, la dignità di prelato nella Chiesa, e che esige molta sapienza e coraggio come l'ha proposto Cristo: che cioè sacrifichiamo la vita per le pecore, e non le abbandoniamo mai e che resistiamo generosamente al lupo. Poiché questa è la differenza fra il pastore e il mercenario: l'uno, non curandosi delle pecore pensa solo alla propria salute; l'altro, non curante della propria salute, veglia sempre al benessere delle pecore. Mostrata dunque la caratteristica del pastore, accenna a due ingannatori: al ladro che ammazza e rapisce le pecore; e al mercenario che permette ciò senza difendere le pecore affidategli. [Lectio8] Ciò che altra volta strappava a Ezechiele queste invettive «Guai ai pastori d'Israele: non pascono essi forse se stessi? non è forse dei pastori pascere i greggi?» (Ezech. 34,2). Ma essi facevano il contrario, condotta delle più criminali e causa d'infiniti mali. Perciò dice «Non sollevavano le cadute: né cercavano le traviate: né fasciavano le membra rotte; né curavano le malate, solleciti com'erano non di pascere il gregge, ma solo dì sé» (Ezech. 34,4). Lo stesso esprime Paolo in altri termini «Tutti cercano il proprio interesse, non quello di Gesù Cristo» (Philipp. 2,21). [Lectio9] Ma Cristo si dimostra ben diverso da tutti due: da quelli cioè che vengono per la rovina altrui, dichiarando «d'esser egli venuto perché abbiano la vita e la abbiano abbondantemente» (Joann. 10,10), e da quelli che permettevano colla loro negligenza ai lupi di rapir le pecore, dichiarando ch'egli «dava la sua vita, perché le sue pecore non perissero» (Joann. 10,15). Difatti benché i Giudei cercassero di ucciderlo, non per questo cessò d'insegnare né abbandonò i suoi discepoli, ma rimase al suo posto, e soffri la morte: perciò ripete spesso «Io sono il buon pastore» (Joann. 10,11). Ma queste cose non vedendosi provate (che desse infatti la sua vita, si avverò solo qualche tempo dopo; e che avessero la vita, e l'avessero sovrabbondantemente, non doveva realizzarsi che nel secolo futuro) egli conferma l'una cosa coll'altra. &teDeum