[Officium] Sexta die infra Octavam Omnium Sanctorum [Lectio4] Sermone di san Bernardo Abate. !Sermone 2 sulla Festa di Tutti i Santi Poiché oggi, dilettissimi, celebriamo con una festa solenne la memoria di tutti i Santi sì degna di tutta la nostra devozione, credo utile d'intrattenere la vostra carità, coll'aiuto dello Spirito Santo, sulla loro comune felicità, in seno alla quale già godono d'un beato riposo, e sulla consumazione futura che ne attendono. «E’ una verità certa e degna d'ogni accettazione» (Tim. 1,15)j, che dobbiamo imitare la condotta di quelli che onoriamo con culto sì solenne; correre con tutto lo slancio alla beatitudine di quelli che chiamiamo beati; implorare il soccorso di quelli che amiamo sentire elogiare. [Lectio5] !Sermone 5 sulla stessa Festa, circa la metà Che serve dunque ai Santi la nostra lode? che la nostra glorificazione? che questa nostra stessa solennità? Che servono questi onori terreni a quelli che il Padre celeste, secondo la fedele promessa del Figlio, onora? che i nostri omaggi? Essi sono pienamente sazi, senza ciò. E proprio così, o dilettissimi: i Santi non hanno bisogno dei nostri beni, né la nostra devozione procura loro alcun vantaggio. Certo, non è interesse loro, ma nostro, che veneriamo la loro memoria. Volete sapere quanto ci siamo interessati? Per me, lo confesso, con questo ricordo, mi sento infiammare da un ardente desiderio, e da un triplice desiderio. [Lectio6] Volgarmente si dice; il cuor non si duole di ciò che l'occhio non vede. La mia memoria è il mio occhio (spirituale); e pensare ai Santi è in certo qual modo vederli. E così che abbiamo già «la nostra porzione nella terra dei viventi» (Ps. 141,6); e non certo una porzione piccola, se però il nostro affetto accompagna, come conviensi, il nostro ricordo. E cosi, dico, che «la nostra conversazione è nei cieli» (Philipp. 3,20); sebbene la nostra non ci sia, come la loro. Dacché essi ci sono colla persona, e noi col desiderio; essi ci sono colla presenza, noi solo col pensiero. [Lectio7] Lettura del santo Vangelo secondo Matteo !Matt 5:1-12 In quell'occasione, Gesù, vedendo le turbe, salì sul monte, e sedutosi, gli s'accostarono i suoi discepoli. Eccetera. _ Dall'Omelia di sant'Agostino Vescovo !Libro 1 sui Sermone del Signore sulla montagna, cap. 4 Pertanto, se contiamo (i doni dello Spirito Santo) salendo come per gradini, troviamo primo il timor di Dio, secondo la pietà, terzo la scienza, quarto la fortezza, quinto il consiglio, sesto l'intelletto, settimo la sapienza. Il timor di Dio è proprio degli umili; e di essi qui è detto: «Beati i poveri di spirito; perché di loro è il regno dei cieli» (Matth. 5,3); cioè non gonfi, non superbi, dei quali dice l'Apostolo: «Non levarti in superbia, ma temi» (Rom. 11,20); cioè non inorgoglirti. La pietà è propria dei mansueti; perché chi scruta piamente la sacra Scrittura, l'onora, né critica quel che ancora non comprende, e perciò non fa resistenza; ciò che si chiama essere mansueto. Quindi si dice qui: «Beati i mansueti; perché essi possederanno la terra» (Matth. 5,4). [Lectio8] La scienza riguarda quelli che piangono, e che hanno già appreso dalla Scrittura i mali, onde siamo oppressi, mali che si ricercano, per ignoranza, come beni e vantaggi; di essi si dice qui: «Beati quelli che piangono» (Matth. 5,8) ora. La fortezza conviene a quelli che hanno fame e sete; perché si affaticano a desiderare la gioia che procurano i veri beni, e a interdirsi l'amore dei beni terreni e corporali; di essi si dice qui «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia» (Matth. 5,6). Il consiglio conviene ai misericordiosi; perché l'unico mezzo di sottrarsi a tanti mali, è di perdonare, come vogliamo che sia perdonato a noi, e di aiutare gli altri in ciò che possiamo, come noi desideriamo d'essere aiutati in ciò che non possiamo; e di essi qui si dice: «Beati i misericordiosi; perché Dio avrà misericordia di loro» (Matt. 5,7). [Lectio9] La intelligenza riguarda quelli che hanno il cuore puro, come avendo quest'occhio (interiore) purificato, col quale si può vedere ciò che «né occhio vide, né orecchio udì, né cuore d'uomo mai comprese» (1Cor. 2,9); e di essi qui si dice: «Beati i puri di cuore; perché essi vedranno Dio» (Matth. 5,8). La sapienza è propria dei pacifici, in cui tutte le passioni sono già ordinate senza che ci sia alcun moto di ribellione contro la ragione, ma in essi tutto obbedisce all'uomo spirituale, com'egli stesso obbedisce a Dio; e di essi qui è detto: «Beati i pacifici» (Matth. 5,9). Ma non c'è che una sola ricompensa per tutti, il regno dei cieli, diversamente espressa, secondo i diversi gradi di meriti. &teDeum