[Officium] S. Philippi Benitii Confessoris [Oratio] O Dio, che nel tuo beato Confessore Filippo ci hai dato un insigne esempio d'umiltà: dà ai tuoi servi d'imitarlo nel disprezzare le gioie del mondo, e nel cercare sempre le celesti. $Per Dominum [Lectio4] Filippo, nato a Firenze dalla nobile famiglia Benizi, fin dalla cuna diede indizio della futura santità; perché, aveva appena cinque mesi, allorché la sua lingua si sciolse miracolosamente per esortare la madre a far elemosina ai frati Serviti. Adolescente, accoppiando a Parigi lo studio delle lettere con un'ardente pietà, accese in moltissimi il desiderio della patria celeste. Ritornato in patria, e in una singolare visione chiamato dalla beatissima Vergine nell'ordine dei Serviti istituito di fresco, si ritirò in una grotta del monte Senario, dove visse giorni pieni di dolcezza, sottomettendo il corpo a continue e rudi austerità, e meditando le sofferenze del Signore Crocifisso. Quindi percorse quasi tutta l'Europa e gran parte dell' Asia predicandovi il Vangelo, fondando conventi dei Sette Dolori della Madre di Dio, e propagando il suo ordine col raro esempio delle sue virtù. [Lectio5] Il fuoco della divina carità onde ardeva e lo zelo per la propagazione della fede cattolica avendolo fatto eleggere, nonostante le sue resistenze, Generale del suo ordine, inviò i suoi frati a predicare il Vangelo nella Russia. Egli stesso percorse moltissime città d'Italia, componendo discordie sempre più pullulanti fra i cittadini, e riconducendone molte all'obbedienza del Romano Pontefice; e non omettendo nulla di quanto può contribuire alla salvezza del prossimo, trasse uomini i più perversi dal fango del vizio alla penitenza e all'amore di Gesù Cristo. Sommamente assiduo all'orazione, fu veduto spesso rapito in estasi. Ebbe sì cara la verginità, che s'inflisse volontariamente le più dure mortificazioni per mantenerla intatta fino all'ultimo respiro. [Lectio6] Si vide costantemente risplendere in lui una tenera compassione verso i poveri, specialmente allorché presso Camiliano, villaggio nel territorio di Siena, diede il proprio vestito che portava addosso a un lebbroso nudo, che gli domandava l'elemosina. Questi, appena se l'ebbe messo, fu subito mondato dalla lebbra. La fama del qual miracolo sparsasi dappertutto, parecchi cardinali, riuniti a Viterbo per l'elezione del successore di Clemente IV, misero gli occhi su Filippo, di cui conoscevano del resto la prudenza tutta celeste. Saputolo l'uomo di Dio, temendo di vedersi imporre la carica di supremo pastore, rimase nascosto sul monte Tuniato finché non fu proclamato sommo Pontefice Gregorio X; e là esiste tuttora una sorgente, detta ancor oggi fontana di san Filippo, che deve alle sue preghiere la virtù di guarire i malati. Infine lasciò santissimamente questa vita nell'anno 1285 a Todi, abbracciato al Signore Crocifisso, che chiamava il suo libro. Sulla sua tomba i ciechi riebbero la vista, gli zoppi la sanità, i morti la vita. Celebre per questi ed altri moltissimi prodigi, il sommo Pontefice Clemente X l'iscrisse nel numero dei Santi. [Lectio94] Filippo nacque a Firenze dai nobili Benizi. La Madonna, durante una visione, lo invitò a far parte dell'ordine dei suoi Servi, da poco istituito. Prima si ritirò in una caverna del monte Senario, dove passò giorni pieni di fervore, tra aspre penitenze e contemplazioni della passione di Cristo Signore. Poi andò a fondare le confraternite dei Sette Dolori della Madre di Dio, per tutta Europa e per buona parte dell'Asia. Sebbene riluttante, fu eletto superiore generale del suo ordine. Acceso d'amore divino, percorse molte città d'Italia, nelle quali sedò le discordie che dilagavano tra i cittadini. Riannodò molte città alla santa sede, riportò al pentimento anche persone pervertite. Alla fine, nel 1285, stretto dall'abbraccio di Cristo crocifisso, che lui chiamava «il suo libro», morì santamente a Todi. Il papa Clemente X, lo inserì nel catalogo dei santi. &teDeum