[Officium] S. Joannis Gualberti Abbatis [Name] Giovanni [Oratio] Signore, ci renda accetti l'intercessione del beato Giovanni Abbate affinché, ciò che non possiamo coi nostri meriti, lo otteniamo per il suo patrocinio. $Per Dominum. [Lectio4] Giovanni Gualberto nato a Firenze da nobile famiglia, in ossequio ai desideri del padre, seguiva la vita militare, allorché Ugo, unico suo fratello, fu ucciso da un parente. Il Venerdì Santo Giovanni tutto armato e scortato da soldati, incontrato l'uccisore solo e senza armi in un luogo dove né l'uno né l'altro potevano evitarsi, gli fece grazia della vita per rispetto alla santa croce, che l'omicida supplicante rappresentava colle braccia stese, credendosi già presso a morire. Così accolto il nemico in fratello, entrò a pregare nella vicina chiesa di san Miniato, e mentre vi adorava l'immagine del Crocifisso, la vide piegare il capo verso di lui. Commosso dal miracolo, Giovanni decise di non militare che a Dio, nonostante l'opposizione del padre, e lì stesso si tagliò i capelli colle proprie mani e vesti l'abito monastico; e in breve si distinse tanto nella pietà e nelle religiose virtù, da essere a molti modello e regola di perfezione; così che morto l'abate del luogo, fu eletto superiore a unanimità. Ma il servo di Dio, amando più di obbedire che di comandare, e riserbato dalla divina volontà a cose più grandi, andò a trovare Romualdo, che viveva nell'eremo di Camaldoli, e da lui apprese una predizione celeste relativa al suo istituto; ed allora egli fondò presso Vallombrosa il suo ordine sotto la regola di san Benedetto. [Lectio5] In seguito, la fama della sua santità avendogli attirati d'ogni parte moltissimi, di concerto con essi che gli si erano uniti come compagni, s'applicò con zelo ad estirpare la piaga dell'eresia e simonia, e a propagare la fede apostolica, soffrendo perciò e lui e i suoi contrarietà senza numero. Difatti per sopprimere lui e i suoi compagni, suoi nemici assalgono all'improvviso di notte il monastero di san Salviano, incendiano la chiesa, demoliscono gli edifici, e feriscono mortalmente tutti i monaci, che però l'uomo di Dio guarì sull'istante con un semplice segno di croce, e, facendo passare miracolosamente uno dei suoi monaci, Pietro, illeso su d'un fuoco grandissimo e ardentissimo, ottenne per s'è e pe' suoi la sospirata pace. Quindi estirpata nella Toscana la peste della simonia, ritornò la fede atta sua primiera integrità in tutta Italia. [Lectio6] Costruì interamente molti monasteri, e fortificò con sante leggi questi stessi ed altri di cui aveva restaurato gli edifici e la regolare osservanza. Per nutrire i poveri vendé il mobilio sacro; trovò docili gli elementi per castigare i cattivi per reprimere il demonio, la croce gli servi come di spada. Infine, affranto dalle astinenze, veglie, digiuni, preghiere, macerazioni, e dalla vecchiaia, sotto il peso della malattia, ripeteva sovente quelle parole di David: «L'anima mia ha sete di Dio forte e vivo: quando verrò e comparirò davanti alla faccia di Dio?» (Ps. 41,3). Già presso a morire, radunò i suoi discepoli e li esortò alla concordia fraterna; poi fece scrivere su d'un biglietto, col quale volle essere seppellito, queste parole: «Io Giovanni, credo e professo la fede che i santi Apostoli hanno predicato e che i santi Padri hanno confermato in quattro concilii». In ultimo, dopo essere stato onorato per tre giorni di seguito dalla presenza degli Angeli, se n'andò al Signore e settantotto anni di età a Passignano, dove è circondato della più grande venerazione, l'anno della salute 1073, il 12 Luglio. Illustre per molti miracoli, Celestino III l'inserì nel novero dei Santi. [Lectio94] Giovanni Gualberto nacque a Firenze. Suo padre, un nobile, lo avviò alla carriera militare. Mentre si trovava in servizio, Ugo, suo unico fratello, fu ucciso da un parente. Giovanni, un venerdì santo, armato e accompagnato dai suoi soldati, s'imbatté nell'assassino, che era solo e disarmato. Non potendo scappare, l'assassino, che si sentiva vicino alla morte, allargò le braccia a modo di crocifisso: per rispetto a quella croce Giovanni, non solo gli risparmiò la vita, ma se lo prese come un fratello. Entrando, poco dopo, nella chiesa di san Miniato, vide l'immagine di Gesù crocifisso che abbassava il capo verso di lui. Colpito da questo fatto, abbandonò la carriera militare e si fece monaco, anche per le insistenze di san Romualdo, che viveva nell'eremo di Camaldoli. Più tardi, egli stesso a Vallombrosa fondò un ordine monastico che segue la regola benedettina. Quest'ordine combatté la simonia e si dedicò alla predicazione del Vangelo. Morì il 12 luglio 1073, a Passignano, all'età di settantasette anni, dopo aver trascorso una vita virtuosa, piena di meriti e ricreata da frequenti colloqui con gli angeli. &teDeum [Lectio7] Lettura del santo Vangelo secondo Matteo !Matt 5:43-48 In quell'occasione; Gesù disse ai suoi discepoli: Avete udito che fu detto: Ama il prossimo tuo e odia il tuo nemico? Eccetera. _ Omelia di san Girolamo Prete !Libro 1 Commento al cap. 5 di Matteo Io invece vi dico: «Amate i vostri nemici: fate del bene a quelli che vi odiano» (Matth. 5,44). Ci sono molti che misurando i comandamenti di Dio dalla propria fiacchezza, e non dal coraggio dei Santi, credono che sia impossibile ciò ch'è qui comandato: e dicono ch'è già assai per le nostre forze non odiare i nemici: quanto all'amarli, essere un comandare più di quello che la natura umana comporti. Bisogna dunque sapere che Cristo non comanda l'impossibile, ma il perfetto. Ciò che fece David verso Saul e verso Assalonne: e anche il Martire Stefano pregando per i suoi nemici che lo lapidavano: e Paolo desiderava d'essere anatema per i suoi persecutori. Gesù poi e lo ha insegnato e praticato dicendo «Padre, perdona loro, perché non sanno quel che si fanno» (Luc. 23,34). [Lectio8] Per le altre opere buone potrebbe talvolta qualcuno avanzare una scusa qualsiasi; ma per la carità che si deve avere nessuno può scusarsi. Qualcuno potrà dirmi: Io non posso digiunare; può forse dirmi: Non posso amare? Qualcuno mi potrà dire: Non posso conservare la verginità, non posso vendere tutto il mio e darlo ai poveri; può forse dirmi: Non posso amare i nemici? [Lectio9] In questo infatti né i piedi si affaticano a forza di correre, né te orecchie a forza di udire, né le mani a forza di lavorare, perché noi tentiamo di liberarcene con questa scusa. Non ci si dice: Andate in Oriente, e cercatevi la carità; navigate a Occidente, e vi troverete l'amore. E’ dentro del nostro cuore, che ci si comanda di rientrare, dicendo il profeta: «Prevaricatori, rientrate nel vostro cuore» (Is. 46,8). Poiché non si trova in regioni lontane quello che ci si chiede. &teDeum