[Officium] S. Irenaei Episcopi et Martyris [Oratio] O Dio, che al tuo beato Martire e Vescovo Ireneo concedesti e di espugnare le eresie colla vera dottrina, e di consolidare felicemente la pace nella Chiesa: dà al tuo popolo la costanza nella santa religione, e concedi la tua pace ai nostri tempi. $Per Dominum [Lectio4] Ireneo, nato non lungi dalla città di Smirne nella Asia proconsolare, fin da fanciullo si mise sotto la condotta di Policarpo, discepolo di san Giovanni Evangelista, e vescovo pure di Smirne. Alla scuola di sì eccellente maestro, fece grandi progressi nella dottrina e nella pratica della religione cristiana. Allorché un glorioso martirio ebbe innalzato in cielo Policarpo, Ireneo che, sebbene meravigliosamente versato nelle sacre scritture, ardeva tuttavia ancora d'un incredibile desiderio di studiare sul luogo stesso in cui erano state confidate le tradizioni che altri potevano aver ricevuto sull'insegnamento e le istituzioni apostoliche, e potè incontrarsi con più discepoli degli Apostoli; quanto udì da loro, se lo scolpì nella memoria, per opporlo poi assai a proposito contro le eresie, che vedeva diffondersi ogni giorno più con immenso danno del popolo cristiano, e le quali egli s'era proposto di combattere con cura e abbondanza di prove. Quindi recatosi in Francia, il vescovo Fotino lo ordinò prete della Chiesa di Lione. Egli adempì così bene al suo ministero con l'assiduità alla predicazione e colla dottrina, che (a testimonianza dei santi Martiri che combatterono coraggiosamente per la vera fede sotto l'imperatore Marco Aurelio) si mostrò veramente lo zelatore del testamento di Cristo. [Lectio5] Intanto gli stessi Confessori della fede e il clero di Lione essendo altamente preoccupati della pace delle Chiese dell'Asia turbata allora dalla fazione dei Montanisti, scelsero con grande unanimità Ireneo, che proclamavano l'uomo più capace a ottenere la vittoria, per inviarlo a Roma da Papa Eleuterio, per pregarlo di condannare colla autorità della Sede Apostolica i nuovi settari, e sopprimere così la causa delle discordie. Morto martire il vescovo Fotino, gli successe Ireneo, il quale esercitò il ministero episcopale con tal successo, grazie alla sua saggezza, preghiera ed esempio, che in breve tempo vide non solo gli abitanti di Lione, ma anche molti di altre città della Gallia rigettare l'errore e la superstizione, e iscriversi nella milizia cristiana. Nel frattempo essendo sorta questione circa il giorno della celebrazione della Pasqua, e il Romano Pontefice Vittore trattando con rigore o minacciando di scomunica i vescovi dell'Asia che quasi tutti si dipartivano su questo punto dai loro fratelli nell'episcopato, Ireneo, amico della pace, intervenne rispettosamente, e, facendo valere gli esempi dei Pontefici predecessori, l'indusse a non permettere che tante Chiese si separassero dall'unità cattolica a motivo d'un rito che esse affermavano aver ricevuto per tradizione. [Lectio6] Egli scrisse molte opere, di cui parlano Eusebio di Cesarea e san Girolamo, ma la cui maggior parte è andata perduta per incuria dei tempi. Di lui rimangono cinque libri contro le eresie, scritti circa l'anno 180, allorché governava ancora la Chiesa Eleuterio. Nel libro terzo, l'uomo di Dio, istruito da coloro ch'egli dichiara aver appreso l'insegnamento diretto degli Apostoli, dice, riguardo alla Chiesa Romana e alla sua successione di Pontefici, che la sua testimonianza è la più grande e la più splendida, essendo ella la custode fedele, perpetua e la più sicura della tradizione divina. Cosi, dice egli, è necessario che con questa Chiesa, a motivo del suo possente primato, s'accordi ogni Chiesa, cioè i fedeli di tutti i luoghi. Infine, egli, insieme con altri pressoché innumerevoli da lui condotti alla vera fede, e ai frutti di essa, ricevette la corona del martirio e se ne andò in cielo nell'anno della salute 202, allorché l'imperatore Settimio Severo Augusto faceva crudelmente tormentare e mettere a morte tutti quelli che volevano rimanere fermi nella pratica della religione cristiana. Il sommo Pontefice Benedetto XV estese a tutta la Chiesa la festa di S. Ireneo. [Lectio94] Sant' Ireneo nacque nelle vicinanze di Smirne. Da piccolo andò a farsi educare da san Policarpo, che era discepolo di san Giovanni evangelista e anche vescovo di Smirne. Dopo il martirio di san Policarpo, Ireneo, per il suo grande desiderio di conoscere la fede, avvicinò quante più persone poté, che fossero in grado di riferirgli quei dogmi che gli apostoli avevano voluto si custodissero come deposito della fede: le notizie così raccolte egli le impresse nella memoria e più tardi le riportò come argomenti validi contro gli eretici. Passato in Francia, il vescovo Potino lo consacrò sacerdote nella comunità cristiana di Lione. Fu successore di Potino. Fu un vescovo così capace che, con la sua dottrina, le sue preghiere e il suo esempio, riuscì a constatare come non solo i Lionesi, ma anche molti altri Francesi rifiutarono le superstizioni e gli errori e si convertirono al cristianesimo. Scrisse molte opere, che però andarono quasi tutte perdute. Ci restano cinque libri scritti contro gli eretici. Nel terzo di questi libri si trova quella importante e celebre documentazione che riguarda la comunità cristiana di Roma e la successione dei vescovi romani, che sono intesi come fedeli, continui, sicurissimi custodi della tradizione. Aggiunse: «Ogni altra comunità, cioè ogni fedele di qualunque nazione, deve accordarsi con questa comunità cristiana, data la sua maggiore importanza». Morì martire nel 202. &teDeum [Lectio7] Lettura del santo Vangelo secondo Matteo. !Matt 10:28-33 In quell'occasione: Gesù disse ai suoi discepoli: Non temete quelli che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può mandare in perdizione all'inferno e l'anima e il corpo. Eccetera. _ Omelia di sant'Ireneo Vescovo e Martire !Libro 3 contro le Eresie cap. 18, ovvero 20, n. 5-6 Il Signore conosceva quelli che dovevano subire la persecuzione; e sapeva pure chi erano quelli che sarebbero flagellati ed uccisi per lui. E perciò, esortando anche costoro, diceva: «Non temete quelli che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima. Temete piuttosto colui che può mandare in perdizione all'inferno e l'anima e il corpo» e anche conservare quelli che gli hanno reso testimonianza. Difatti egli prometteva di riconoscere davanti al Padre, suo quelli che avessero confessato il suo nome davanti agli uomini; e di rinnegare quelli che l'avessero rinnegato; e di confondere quelli che avessero arrossito di confessarlo. Ora, stando così le cose, alcuni sono giunti a tanta temerità da disprezzare persino i Martiri e vituperare quelli che sono stati uccisi per aver reso testimonianza al Signore, o che sopportano tutte le prove che il Signore ha predetto, e, conforme alla sua parola, si sforzano di seguire le orme del Signore nella sua passione, divenuti i Martiri di colui che s'è fatto passibile (per noi), e noi li contiamo nel numero dei Martiri. Quando sarà ricercato il loro sangue, quando la gloria sarà stata la conseguenza delle loro sofferenze, allora saranno confusi da Cristo tutti quelli che si saranno rifiutati d'onorare il loro martirio. [Lectio8] Lo stesso sarà di quelli che dicono aver egli sofferto solo apparentemente. Perché se egli non ha patito realmente, nessuna grazia per lui, non avendo egli sostenuto nessuna passione; e, quando noi cominceremo a soffrire veramente, egli ci apparirà un seduttore, esortandoci a farci battere e a porgere l'altra guancia, se veramente non l'ha sofferto egli per il primo. E allora come avrebbe sedotto loro, facendosi vedere ad essi per quel che non era; così sedurrebbe anche noi, esortandoci a soffrire quello che egli non ha sofferto. In questo caso saremmo da più del Maestro, mentre soffriamo e tolleriamo ciò che il Maestro né avrebbe sofferto né tollerato. Ma siccome nostro Signore, il solo vero maestro, il vero Figlio di Dio, è buono e paziente, Verbo di Dio Padre, egli s'è fatto il figlio dell'uomo. Egli ha lottato e ha vinto; egli era uomo e combatteva per (la famiglia) dei (suoi) padri, e riparava coll'obbedienza la loro disubbidienza. Egli ha legato il forte, e ha sciolto i deboli, e ha donato la salvezza sacrificando la sua vita umana, e distruggendo il peccato. Quelli dunque che dicono che egli non si è manifestato che in apparenza, che non s'è rivestito di carne, che non si è veramente fatto uomo, essi sono ancora sotto l'antica condanna. [Lectio91] !Se non dovrà dirsi la Lezione di qualche Ufficio commemorato !Cap. 25, ovvero 46, n° 7 Or noi preghiamo che essi non perseverino nella fossa che si sono scavata da se stessi, ma che nati legittimamente a una vita nuova, si rivolgano alla Chiesa di Dio, e che il Cristo sia formato in essi, e riconoscano l'architetto e creatore dell'universo per solo vero Dio e Signore di tutti. Questo noi preghiamo loro, amandoli più utilmente di quello che non pensano di amarsi essi stessi. E l'affetto che noi portiamo loro, essendo verace, sarà loro salutare, se vogliono però accettarlo. Esso è come una medicatura dolorosa, che toglie via da una ferita la carne malsana e superflua; perché combatte il loro orgoglio e gonfiezza. Quindi non lasceremo di cercare con ogni nostro potere di stendere loro la mano. &teDeum