[Officium] S. Francisci Caracciolo Confessoris [Oratio] O Dio, che decorasti il beato Francesco, istitutore d'un nuovo ordine, dello zelo per la preghiera e dell'amore per la penitenza: dà ai tuoi servi di profittare così nella sua imitazione che, pregando sempre e riducendo il corpo in soggezione, meritino di giungere alla gloria celeste. $Per Dominum [Lectio4] Francesco, chiamato prima Ascanio, nato dalla nobile famiglia dei Caracciolo nella terra di santa Maria di Villa nell'Abruzzo, fin dai primi anni si distinse per un vivo trasporto alla pietà. Adolescente, ammalatosi gravemente, risolse di consacrarsi interamente al servizio di Dio e del prossimo. Andato a Napoli, ordinato sacerdote e ascrittosi a una pia confraternita, si diede tutto alla contemplazione e alla salvezza delle anime, e si mostrò assai sollecito nel soccorrere i condannati a morte. Or avvenne, che, per errore, gli fosse consegnata una lettera destinata ad altri, colla quale i pii autori, Giovanni Agostino Adorno e Fabrizio Caracciolo, lo chiamavano a fondare un nuovo istituto religioso. Sorpreso del fatto strano, e ammirando i disegni della divina volontà, si unì loro con ogni premura. Fissate le regole del nuovo ordine in un eremo di Camaldolesi in cui si erano ritirati, andarono insieme a Roma, e ne ottennero la conferma da Sisto V, il quale volle che si chiamassero chierici regolari Minori, aggiungendo ai tre soliti voti quello di non ambire dignità. [Lectio5] Nell'atto della professione solenne, egli prese il nome di Francesco per la sua singolare devozione a san Francesco d'Assisi. Morto Adorno dopo due anni, fu messo lui, sebbene riluttante, a capo dell'ordine: nella qual carica diede i più belli esempi di ogni virtù. Pieno di sollecitudine nel propagare l'istituto, domandava insistentemente a Dio questa grazia con assidue preghiere, lacrime e continue mortificazioni corporali. Per questo si portò tre volte in Spagna, in abito di pellegrino, mendicando il pane di porta in porta. Nel viaggio ebbe a soffrire le cose più dure, ma sperimentò in modo mirabile il soccorso dell'Onnipotente, e coll'aiuto della preghiera preservò incolume da imminente naufragio la nave su cui viaggiava. Per raggiungere il suo scopo in quel regno, dové lavorare moltissimo: sia per la fama della sua santità che giungeva dovunque, sia per la munificenza grandissima dei re cattolici Filippo II e Filippo III, superate con singolare forza d'animo le opposizioni dei nemici, riuscì a fondarvi più case del suo ordine: ciò che fece pure in Italia collo stesso successo. [Lectio6] La sua umiltà era sì grande, che, giunto a Roma e ricevuto in un ospizio di poveri, scelse per compagno un lebbroso, e rifiutò costantissimamente le dignità ecclesiastiche offertegli da Paolo V. Conservò sempre verginità illibata, e guadagnò a Cristo donne sfacciate che avevano cercato d'insidiare alla sua castità. Bruciando di amore ardente verso il divino mistero dell'Eucaristia, passava le notti quasi intere in adorazione davanti ad essa: e stabilì che questo pio esercizio fosse praticato perpetuamente nel suo ordine, come distintivo proprio. Favorì con tutte le sue forze il culto alla Vergine Madre di Dio. Arse di vivissima carità verso il prossimo. Fu arricchito del dono di profezia e di scrutare i cuori. Aveva quarantaquattro anni quando, pregando fervorosamente nella santa casa di Loreto, conobbe prossima la sua fine. Si diresse subito verso l'Abruzzo, e colto da malattia mortale nel borgo d'Agnone presso i figli di san Filippo Neri, il 4 Giugno del 1608, nella vigilia della festa del Corpus Domini si addormentò placidissimamente nel Signore. Il suo santo corpo trasportato a Napoli, fu sepolto onorevolmente nella chiesa di santa Maria Maggiore, dove aveva gettato i primi fondamenti del suo ordine. Illustrato poi da miracoli, il sommo Pontefice Clemente XIV lo iscrisse con solenne rito tra i Beati, e il sommo Pontefice Pio VII, dopo nuovi miracoli, nell'albo dei Santi nell'anno 1807. [Lectio94] Francesco, chiamato prima Ascanio, nacque nella città di santa Maria di Villa in Abruzzo dalla nobile famiglia Caracciolo. Giovanetto, ammalatosi gravemente, fece il proposito di dedicarsi totalmente al servizio di Dio e del prossimo. Trasferitosi a Napoli e avviatosi al sacerdozio, si consacrò interamente alla contemplazione e alla salvezza delle anime e si mostrò sollecito nel confortare i condannati a morte. Unitosi per mirabile volere di Dio a Giovanni Agostino Adorno e a Fabrizio Caracciolo, fondò l'ordine dei Chierici regolari minori disponendo che ai tre voti comuni agli altri ordini fosse aggiunto quello di non ambire dignità. Dopo la morte di Adorno resse con somma prudenza l'ordine, ponendo il massimo impegno nel diffonderlo in Spagna e in Italia. Era pervaso da così grande amore per il sacramento della santissima Eucaristia che passava quasi le notti intere in adorazione; e volle poi che questo pio esercizio fosse sempre conservato come segno distintivo del suo ordine. Fu arricchito del dono della profezia e di quello di penetrare i segreti del cuore umano. Trovandosi nel paese di Agnone nell'Abruzzo fu colto da malattia mortale e morì nel Signore il 4 giugno 1608 all'età di 43 anni. Il suo corpo fu trasportato a Napoli e sepolto nella chiesa del suo ordine. &teDeum