[Officium] S. Angelae Mericiae Virginis [Oratio] O Dio, che per mezzo della beata Angela hai voluto che fiorisse nella tua Chiesa una nuova congregazione di sacre vergini; dacci, per sua intercessione, di vivere con angelici costumi; cosicché, rinunziato a tutte le cose tenere, meritiamo di godere le gioie eterne. $Per Dominum [Lectio4] Angela Merici, nata da pii genitori a Desenzano, cittadina dello Stato Veneto in diocesi di Verona sul lago di Garda, fin dai primi anni custodì gelosamente il giglio della verginità, avendo risoluto di conservarlo sempre. Abborrente da ogni vanità femminile, studiatamente trascurò e l'avvenenza del volto e la bella sua capigliatura, per piacere unicamente al celeste Sposo delle anime. Rimasta priva dei genitori nel fiore ancora dell'adolescenza, tentò di fuggirsene in un deserto per menarvi vita più austera; ma, proibitane dallo zio, seppe fare in casa ciò che non le era permesso nella solitudine. Faceva frequente uso di cilizi e discipline, non assaggiava carne se non quand'era inferma, e vino soltanto nella solennità del Natale e della Risurrezione del Signore; anzi passò più giorni senza assaggiar proprio nulla. Dedita alla preghiera, prendeva per terra un brevissimo sonno. Cercando il demonio d'illuderla sotto forma di angelo, lo riconobbe subito e lo mise in fuga. Infine, dopo aver rinunziato al suo patrimonio, e adottato l'abito e la regola del terz'ordine di san Francesco, aggiunse la povertà evangelica al merito della verginità. [Lectio5] Non trascurando nessun dovere di carità verso il prossimo, quanto le restava di cibo che aveva mendicato, lo donava ai poveri; volontieri serviva i malati, e percorse, con gran fama di santità, numerose località col fine o di consolare gli afflitti, o d'impetrare il perdono ai rei, o di riconciliare i nemici, o di ritirare gli scellerati dal fango del vizio. Confortandosi frequentissimamente col pane degli Angeli, che solo appetiva, era trasportata in Dio da sì gran forza d'amore, che spesso era rapita fuori di sé. Visitò con grandissima pietà i luoghi santi della Palestina ; nel qual viaggio avendo perduto la vista nell'approdare all'isola di Candia, ve la ricuperò al ritorno, e sfuggì miracolosamente alle mani dei barbari e all'imminenza d'un naufragio. Infine si portò a Roma, sotto il pontificato di Clemente VII, per venerarvi la solida pietra della Chiesa e colla brama di guadagnare le grandissime indulgenze del giubileo; e il sommo Pontefice, in un colloquio con lei, ne ammirò la santità e ne parlò coi più grandi elogi; né le permise di lasciar Roma, se non quando conobbe che il cielo la chiamava altrove. [Lectio6] Tornata pertanto a Brescia, dove prese alloggio in una casa vicino alla chiesa di santa Afra, vi istituì, siccome le era stato comandato da voce celeste in una visione, una nuova congregazione di vergini, con una disciplina particolare e delle regole piene di santità, mettendola sotto il patrocinio e il nome di sant'Orsola, capo invitto d'uno stuolo di vergini: e, prossima a morire, predisse che il suo istituto sarebbe durato sempre. In ultimo, quasi settantenne, ricca di meriti, se ne volò al cielo il 27 di Gennaio dell'anno 1540. Il suo corpo, lasciato insepolto per trenta giorni, si conservò flessibile e come se fosse vivo. Quindi deposto nella chiesa di sant'Afra, tra le altre reliquie di Santi che vi abbondano, cominciarono subito a verificarsi dei miracoli al suo sepolcro; la fama dei quali diffusasi largamente non solo a Brescia e a Desenzano ma anche altrove, si cominciò nel popolo a chiamarsi beata, e a collocarsi la sua effigie sugli altari: anzi lo stesso san Carlo Borromeo dopo non molti anni affermò pubblicamente in Brescia, ch'ella meritava d'esser messa dalla Sede apostolica nell'albo delle sante Vergini. Clemente XIII ratificò e confermò con solenne decreto questo culto popolare, approvato già da più vescovi e favorito da numerosi indulti di sommi Pontefici. Infine, dopo nuovi miracoli regolarmente constatati, Pio VII nella solenne canonizzazione che fece nella basilica Vaticana il 24 Maggio dell'anno 1807, l'iscrisse nel catalogo delle sante Vergini. [Lectio94] Angela Merici, nata da pii genitori, fin dai primi anni diede grandi segni di virtù, usando frequentemente il cilicio e i flagelli e dedicandosi assiduamente alla preghiera. Dopo aver rinunziato al suo patrimonio e adottato l'abito e la regola del terz'ordine di san Francesco, al merito della verginità aggiunse la povertà evangelica, non trascurando alcun dovere di carità verso il prossimo. Nutrita molto frequentemente dalla ss. Eucarestia, era trasportata verso Dio da sì gran forza di amore, che spesso era rapita in estasi. A Brescia istituì una nuova congregazione di vergini con una disciplina particolare e con regole che richiamavano di continuo all'obbligo della santità. La sua congregazione venne posta sotto il patrocinio e il nome di sant'Orsola. Quasi settantenne, volò al cielo il 27 febbraio 1540. Clemente XIII ne ratificò e confermò con solenne decreto la devozione e Pio VII la iscrisse nel catalogo delle sante vergini. &teDeum