[Officium] S. Joannis Baptistae de Rossi Confessoris [Oratio] O Dio, che hai decorato san Giovan Battista tuo Confessore di carità e pazienza nell'evangelizzare i poveri: concedici, ti preghiamo; che di colui, del quale veneriamo i pii meriti, imitiamo pure gli esempi di virtù. $Per Dominum [Lectio4] Giovanni Battista de Rossi nato a Voltaggio in Liguria da stirpe distinta, ancora bambino fu oggetto di ammirazione di tutti per soavità dei costumi e zelo di pietà. A tredici anni sembrò che fosse il voler di Dio che fosse mandato a Roma, per fungere in essa il ministero dell'apostolo. Iscritto fra i giovani del Collegio Romano della Compagnia di Gesù, brillò per ingegno e virtù. Si preoccupava assiduamente, che essi fossero presenti con frequenze al Sodalizio Mariano, accudissero agli infermi negli ospedali, e con una onesta ricreazioni delle menti fossero distolti da attività nocive; allo stesso tempo illustrando le cose di lassù con discorsi spronava i più pigri, e perciò ottenne il soprannome di Apostolo. Avendo contratto una malattia a causa della severa castigazione del corpo, fu costretto a rilassare alquanto dalla per lui usuale severità degli studi: ciò diceva essere avvenuto per volontà divina, perché orgoglioso del sapere non ricercasse più la sua gloria che quella di Gesù Cristo. Iscritto alla milizia clericale, si impiegò nel collegio di san Tommaso, e provetto in virtù, fu investito del sacerdozio con grande soddisfazione dell'animo. Così stabilì il Signore per se come eredità, che si era legato ad un voto singolare di non accettare alcun beneficio ecclesiastico, nemmeno un oblato, se non fosse costretto dall'obbedienza. [Lectio5] Sollecito sin dall'adolescenza della salute spirituale del prossimo, una volta sacerdote vi si dedicò totalmente. Infiammava gli uomini ecclesiastici, le sacre vergini, i cittadini, i carcerati, e tutta la plebe più bassa con mirabile soavità col ministero della parola all'amore della virtù. Dedicando numerose ore ogni giorno per ricevere le confessioni degli indotti, visitava i malati o a casa o negli ospedali, specialmente i tisici, che affermava essere suoi di diritto. Si precipitava qua e là per la città, era pronto ad innumerevoli lavori: e si intratteneva assiduamente nell'ospizio di santa Galla, per giovare a poveri, che ebbe carissimi. Per questo da quando aveva 15 anni si aggiunse ad un gruppo di sacerdoti, che erano dedite all'evangelizzazione dei medesimi, ivi imparò il modo del suo apostolato, ed instaurò ed aumentò le opere della stessa consociazione. Spinto dalla medesima misericordia di sovvenire alle necessità di tutti i poveri, vi dedicò una parte del suo capitale. Ma lasciò frutti perenni del suo zelo infaticabile: l'istruzione del servi, dei vagabondi, degli indotti, catechesi per la celebrazione della Pasqua santamente, la certa custodia delle donne perdute, un ospizio per quelle che vagavano di notte per la città, specialmente in vero lo zelo eccitato nel clero di guadagnare le anime. [Lectio6] L'ardore della carità verso Dio luccicava dalla sua bocca, mentre si dedicava alle cerimonie, ne poteva parlare della sua bontà senza lacrime. Cooptato per obbedienza nel collegio dei canonici della basilica di santa Maria in Cosmedi, sembrava essere rapito fuori di se durante la salmodia. Diligentissimo nelle sacre cerimonie, promuovette il decoro della casa di Dio, ed erogava per questo volentieri le sue sostanze. Effondeva negli altri l'amore verso la Madre di Dio, e favorì il suo culto nella sua chiesa, avendo anche aggiunto alla salmodio un preconio quotidiano di lodi. Desideroso di esser imbevuto dello spirito di Filippo Neri, e pio verso tutti i santi, curò che fosse aumentato l'ossequio dei Principi degli Apostoli. Assiduo nella preghiera ed in ogni esercizio delle virtù, aveva anche il dono dei carismi superiori, infine raggiunse il termine della vita stremato dalle fatiche nell'ospizio detto della santissima Trinità, dove si era ritirato in un convitto di sacerdoti, e rifocillato con i sacramenti della Chiesa, raccomandando le opere di carità e la cura dei poveri, morì nel bacio del Signore, il 23 Maggio, dell'anno del Signore 1764, a 66 anni di età. Dio si degnò di illustrare un già insigne esemplare di virtù sacerdotale con miracoli, comprovati i quali secondo le procedure, il Sommo Pontefice Pio IX il 13 Maggio dell'anno 1860 lo innalzò agli onori dei beati celesti: risplendente di nuovi segni, Leone XIII lo recensì nell'albo dei santi l'8 Dicembre dell'anno 1881.