[Officium] Ss. Quadraginta Martyrum [Oratio] Concedi, Dio onnipotente, che come abbiamo conosciuto i gloriosi Martiri forti nella loro professione di fede, così li sentiamo pietosi nell'intercedere per noi presso di te. $Per Dominum [Lectio4] Sotto l'imperatore Licinio e il governatore Agricola, a Sebaste, città nell'Armenia, risplendé la fede in Gesù Cristo di quaranta soldati e la loro fortezza nel soffrire i tormenti. Rinchiusi più volte in orribile prigione, carichi di catene, dopo aver avuto fracassata la faccia a colpi di pietra, furono costretti a passare la notte sopra uno stagno gelato, nudi, all'aria aperta, nel rigore d'un inverno rigidissimo, affinché, gelati dal freddo, vi morissero. Or la stessa era la preghiera di tutti: Quaranta siamo entrati nello stadio, e a quaranta dona pure la corona, o Signore; non ne manchi neppur uno a questo numero. Questo numero è onorevole, perché tu l'hai consacrato col digiuno di quaranta giorni, e per esso fu data al mondo la legge divina; ed Elia cercando Dio con un digiuno di quaranta giorni, ottenne di vederlo. Tale era la loro preghiera. [Lectio5] Mentre tutti gli altri custodi dormivano, il portinaio solo vegliava, il quale, al vederli pregare e circondati di luce, e degli Angeli che scendevano dal cielo come mandati dal Re e dare delle corone a trentanove soldati, così la discorreva tra sé. Essi son ben quaranta; e dov'è la corona del quarantesimo? Pensando egli così, uno del numero, cui era mancato il coraggio a sopportare quel freddo, si gettò nel vicino bagno tiepido, affliggendo sommamente quei Santi. Ma Dio non permise che le loro preghiere rimanessero inascoltate: perché il portinaio meravigliato di quanto accadeva, svegliati tosto i custodi, si tolse le vesti e, professandosi ad alta voce cristiano, si unì ai Martiri. Quando le guardie del governatore appresero che anche il portinaio era cristiano, ruppero a tutti le gambe a colpi di bastone. [Lectio6] In questo supplizio morirono tutti, eccetto Melitone, il più giovane. La madre, presente, nel vederlo, dopo che gli furono spezzate le gambe, ancor vivo, così lo esortava: «Figlio, soffri ancora un po'; ecco, Cristo sta alla porta ad aiutarti». Al vedere poi porre sui carri i corpi degli altri per essere portati al rogo e lasciarsi il figlio suo, sperando l'empia turba di poter ricondurre il fanciullo al culto degli idoli, se fosse vissuto, la santa madre presolo sulle proprie spalle coraggiosa seguiva i carri che portavano i corpi dei Martiri. Melitone rese l'anima a Dio tra le braccia di lei, e il suo corpo fu posto dalla pia madre sullo stesso rogo degli altri Martiri; affinché quelli ch'erano stati sì strettamente uniti nella fede e nel coraggio, lo fossero ancora nello stesso funerale, e giungessero poi insieme nel cielo. Bruciati i corpi, le loro reliquie vennero gettate in un fiume, ma radunatesi miracolosamente in un luogo, e ritrovate salve ed intatte, furono sepolte in luogo onorevole.