[Officium] S. Franciscae Romanae Viduae [Oratio] Dio, che fra gli altri doni della tua grazia decorasti la tua beata serva Francesca della famigliare domestichezza col suo Angelo: concedi che, coll'aiuto della sua intercessione, meritiamo di conseguire la società degli Angeli. $Per Dominum [Invit] Lodiamo il nostro Dio, * Nella confessione della beata Francesca [Lectio4] Francesca, nobile matrona Romana, fin dalla prima fanciullezza diede illustri esempi di virtù; poiché disprezzando i giuochi fanciulleschi e le attrattive del mondo, trovava tutto il suo diletto nella solitudine e nella preghiera. A undici anni, fece proponimento di consacrare la sua verginità a Dio e di entrare in un monastero: tuttavia per umile sottomissione alla volontà dei parenti, si maritò a Lorenzo dei Ponziani, giovane altrettanto ricco che nobile. Nel matrimonio conservò sempre, per quanto poté, il genere di vita austera propostosi; abborrente dagli spettacoli, festini e atri simili divertimenti, portava una veste di lana molto semplice, e tutto il tempo che le rimaneva dalle cure domestiche, lo impiegava nella preghiera o nel servizio del prossimo; applicandosi insieme colla più grande sollecitudine a ritrarre le dame Romane dalle pompe del secolo e dai vani abbigliamenti. Per questo fondò a Roma, vivente tuttora il marito, la casa delle Oblate della Congregazione di Monte Oliveto, sotto la regola di san Benedetto. Sopportò l'esilio del marito, la perdita dei beni e le disgrazie dell'intera famiglia non solo con sommo coraggio, ma, rendendo grazie col beato Giobbe, ripeteva spesso con lui: «Il Signore me l'ha dato, il Signore me l'ha tolto: sia benedetto il nome del Signore». [Lectio5] Morto il marito, corse alla predetta casa delle Oblate, implorando umilmente con molte lacrime, nudi i piedi, con una fune al collo e prostrata per terra, d'essere ammessa nel loro numero. Appagata nel suo desiderio, benché fosse la madre di tutte, tuttavia ella non si gloriava d'altro che d'esser chiamata serva, donna vilissima e vaso impuro. E questo disprezzo di sé ella lo manifestava e colle parole e coll'esempio; perché sovente tornando da una vigna nei sobborghi, portava sulla propria testa o qualche fascio di sarmenti, o conduceva attraverso la Città un asino carico di legna: soccorreva i poveri e faceva loro larghe elemosine; e visitando gl'infermi negli ospedali, non li sollevava solo con cibo materiale, ma ancora con avvisi salutari. Si sforzava continuamente di ridurre in soggezione il proprio corpo con veglie, digiuni, cilizio, catena di ferro e frequenti discipline. Non faceva che un pasto al giorno con erbe e legumi, e l'acqua era la sua bevanda. Talvolta però, per ordine del suo confessore, da cui dipendeva completamente, moderava alquanto queste austerità corporali. [Lectio6] Contemplava i divini misteri, e specialmente la passione di Cristo Signore, con sì gran fervore e con tanta copia di lacrime, che sembrava morirne per la violenza del dolore. Spesso anche, nel pregare, sopra-tutto dopo aver ricevuto il santissimo sacramento dell'Eucaristia, ella rimaneva immobile collo spirito elevato in Dio e rapita nella contemplazione delle cose celesti. Perciò il nemico dell'uman genere faceva ogni sforzo per distoglierla da questo genere di vita con diversi oltraggi e percosse ma ella imperterrita lo deluse sempre e ne riportò glorioso trionfo, grazie al soccorso del suo Angelo, col quale conversava famigliarmente. Risplendé per il dono delle guarigioni e di profezia, onde predisse il futuro e penetrò nel segreto dei cuori. Più d'una volta, andando ella tutta assorta in Dio, le acque correnti dei ruscelli e la pioggia che cadeva dal cielo non la bagnavano punto. A sua preghiera il Signore moltiplicò pochi pezzi di pane bastanti appena a nutrire tre suore, così che non solo ne furono saziate quindici, ma ne avanzò tanto da riempirne un canestro; e una volta estinse completamente la sete delle medesime suore con grappoli di fresca uva ottenuti miracolosamente da una vite sospesa a un albero, mentre nel mese di Gennaio raccoglievano della legna fuori di Roma. Infine, chiara per meriti e miracoli, se ne volò al Signore, nel suo cinquantesimo anno di età. Paolo V sommo Pontefice l'iscrisse nel novero dei Santi. [Lectio94] Francesca, nobile matrona Romana, ad 11 anni stabilì di consacrare a Dio la sua verginità ed entrare in monastero; ma obbediente alla volontà dei genitori, sposò Lorenzo dei Ponziani, un giovane ricco ed al contempo nobile. Nel matrimonio, per quanto possibile, mantenne il proposito di una vita più ascetica, sempre ammirevole per la pazienza nelle avversità. Per richiamare le matrone Romane dalle pompe del mondo e dalla vanità delle apparenze, costituì una casa di Oblate, sotto la regola della congregazione di san Benedetto del Monte Oliveto; ed in quello, morto il marito, rifugiandosi, richiese supplichevolmente di essere inscritta al numero di quelle. Diventata partecipe del voto, benché fosse la madre di tutte, si gloriava del titolo di serva ed umilissima femmina. Sempre sfuggì alle astuzie del Diavolo, che non dorme mai, e, con la protezione del suo Angelo, ottenne su di lui un glorioso trionfo. Insigne per miracoli e meriti, migrò al Signore, a 46 anni di età: Paolo V Pontefice Massimo la assunse al catalogo dei Santi. &teDeum