[Officium] S. Thomae de Aquino Confessoris et Ecclesiae Doctoris [Name] Tommaso [Oratio] O Dio, che illustri la tua chiesa colla scienza meravigliosa del tuo beato Confessore Tommaso, e la fecondi colla sua santa attività: concedici e di comprendere quello ch'egli insegnò, e d'imitare quello che fece. $Per Dominum [Lectio4_] Il beatissimo Tommaso, l'insigne ornamento del mondo cristiano e il luminare della Chiesa, nacque da Landolfo conte d'Aquino e da Teodora di Napoli, di nobil lignaggio, e ancor bambino diede un segno della tenera devozione che avrebbe poi portato alla Madre di Dio. Avendo trovata una carta su cui era scritta la salutazione Angelica, la ritenne stretta in mano, nonostante gli sforzi della nutrice, e quando la madre gliela strappò a forza, la reclamò con pianti e con gesti e, appena riavutala, la inghiottì. All'età di cinque anni, fu affidato alle cure dei monaci Benedettini di Monte Cassino. Di là mandato a Napoli per gli studi, appena adolescente entrò nell'ordine dei frati Predicatori. Ma e la madre e i fratelli restandone fortemente sdegnati, è mandato a Parigi. Per via i fratelli se ne Impadroniscono colla forza e lo conducono nel castello di san Giovanni di Aree: dove vessato in più modi per fargli cambiar risoluzione, gl'introdussero finanche una donna per scuotere la sua costanza, ma egli la mise in fuga con un tizzone. Tosto il beato giovane, inginocchiatosi in preghiera davanti all'immagine della croce ed essendosi addormentato, gli parve di sentire in sogno degli Angeli stringergli le reni; e da quel tempo in poi fu esente da ogni senso di libidine. Persuase le sorelle, ch'erano venute nel castello per smuoverlo dal pio disegno, a liberarsi dalle cure del secolo e a consacrarsi agli esercizi d'una vita celeste. [Lectio4] @:Lectio4_ (sed rubrica 1570 aut rubrica 1617) @:Lectio4_: s/.*(Tommaso)/$1/ s/\, e ancor.*(All'età)/. $1/ [Lectio5_] Fatto uscire dal castello per una finestra, è ricondotto a Napoli; donde fra Giovanni Teutonico, maestro generale dell'ordine dei Predicatori lo conduce prima a Roma e poi a Parigi, dove studiò filosofia e teologia sotto Alberto Magno. A venticinque anni è dichiarato maestro, e spiega pubblicamente col più gran successo gli scritti dei filosofi e teologi. Non si mise mai a studiare o a comporre, se non dopo aver pregato. Nei passi difficili della sacra Scrittura, alla preghiera aggiungeva il digiuno. Anzi soleva dire al suo confratello Reginaldo, che quanto sapeva averlo acquistato non tanto col suo studio o lavoro, quanto averlo appreso per ispirazione divina. Pregando con più ardore a Napoli davanti all'immagine del Crocifisso, udì questa voce: Hai scritto bene di me, Tommaso; qual ricompensa ne vuoi avere? Ed egli a lui: Non altra, Signore, che te stesso. Leggeva assiduamente le Collazioni dei Padri; e non c'era genere di scrittore che egli non avesse studiato con diligenza. I suoi scritti e per il numero, e per la varietà, e per la facilità onde vi sono spiegate le cose difficili sono sì eccellenti, che la sua dottrina fecondissima, esente da ogni errore e meravigliosamente d'accordo colle verità rivelate, è efficacissima a combattere vittoriosamente gli errori d'ogni tempo. [Lectio5] @:Lectio5_ (sed rubrica 1570 aut rubrica 1617) @:Lectio5_: s/Leggeva.*// [Lectio6] Chiamato a Roma dal somme Pontefice Urbano IV, compose dietro suo ordine l'Ufficio ecclesiastico che si recita nella solennità del Corpus Domini: ma ricusò gli onori che gli offrì ed anche l'arcivescovado di Napoli propostogli da Clemente IV. Non cessava d'annunziare la parola di Dio; e nel farlo durante l'ottava di Pasqua nella basilica di san Pietro, una donna toccando il lembo della sua veste, rimase libera dalla perdita di sangue. Mandato dal beato Gregario X al concilio di Lione, cadde malato nel monastero di Fossanova, dove, infermo, commentò il Cantico dei cantici. E là morì cinquantenne, l'anno della salute 1274, il 7 di Marzo. Dei miracoli lo resero illustre anche dopo morte; e dopo essere stati approvati, Giovanni XXII l'iscrisse nell'albo dei Santi nell'anno 1323, e più tardi il suo corpo fu trasportato a Tolosa per ordine del beato Urbano V. Paragonato ai santi spiriti angelici non meno per l'innocenza che per l'ingegno, ottenne giustamente il titolo di Dottore Angelico, confermatogli dall'autorità di san Pio V. Leone poi XIII, accogliendo favorevolmente le suppliche e i voti di quasi tutti i vescovi dell'orbe cattolico, per combattere soprattutto la peste di tanti sistemi filosofici che si allontanano dalla verità, per il progresso delle scienze e la comune utilità del genere umano, con decreto della sacra Congregazione dei Riti, lo dichiarò e stabili mediante lettere apostoliche celeste patrono di tutte le scuole cattoliche. [Lectio6] (rubrica 1570 aut rubrica 1617) Chiamato a Roma dal somme Pontefice Urbano IV, compose dietro suo ordine l'Ufficio ecclesiastico che si recita nella solennità del Corpus Domini: ma ricusò gli onori che gli offrì ed anche l'arcivescovado di Napoli propostogli da Clemente IV. Non cessava d'annunziare la parola di Dio; e nel farlo durante l'ottava di Pasqua nella basilica di san Pietro, una donna toccando il lembo della sua veste, rimase libera dalla perdita di sangue. Mandato dal beato Gregario X al concilio di Lione, cadde malato nel monastero di Fossanova, dove, infermo, commentò il Cantico dei cantici. E là morì cinquantenne, l'anno della salute 1274, il 7 di Marzo. Dei miracoli lo resero illustre anche dopo morte; e dopo essere stati approvati, Giovanni XXII l'iscrisse nell'albo dei Santi nell'anno 1323, e più tardi il suo corpo fu trasportato a Tolosa per ordine del beato Urbano V. [Lectio94] Tommas d'Aquino, nato da nobilissimi genitori, già da adolescente, benché la madre ed i fratelli non volessero, entrò nell'ordine dei Predicatori e fu mandato a Parigi. Ma i fratelli, aggreditolo durante il cammino, lo conducono nella rocca del castello di san Giovanni, dove il giovane angelico mise in fuga con un tizzone una donna che era stata introdotta per corrompere la sua castità. A Parigi si dedicò alla filosofia ed alla teologia, tanto da dare, a stento compiuti 25 anni, lezioni pubbliche sui filosofi ed i teologi con massima lode. Non si dedicava mai alla lezione o alla scrittura, se non dopo la preghiera. Avendo un giorno udito questa voce di Gesù crocifisso: Hai scritto bene di me, Tommaso, che ricompensa quindi vorrai ricevere? Con grande amore rispose: Nessun'altra, se non te stesso, o Signore. Non vi fu genere di scrittori in cui non si fosse rivolto con grande diligenza. Chiamato a Roma da Urbano IV, al suo comando elaborò l'Ufficio per la solennità del Corpus Domini. Mandato dal beato Gregorio X al concilio di Lione, si ammalò nel monastero di Fossanova, e lì mentre era malato spiegò il Cantico dei cantici. Nel medesimo luogo morì a 50 anni, nell'anno 1274, il 7 Marzo. Leone XIII lo dichiarò ed istituì celeste patrono di tutte le scuole cattoliche. &teDeum