A Nicomèdia la passione dei santi Martiri Dorotèo e Gorgònio, i quali, avendo ottenuto grandissimi onori presso Diocleziàno Augusto, e detestando la persecuzione che egli faceva ai Cristiani, alla sua presenza, furono prima fatti sospendere e straziare con flagelli per tutto il corpo; quindi, scoperte le viscere col togliere la pelle, furono fatti cospargere di aceto e sale, e in tal modo arrostire sulla graticola; e finalmente furono fatti strangolare. Dopo qualche tempo il corpo del beato Gorgònio fu portato a Roma, e deposto sulla via Latina, e di là fu poi trasferito alla Basilica di san Piètro. Nella Sabina, trenta miglia lontano da Roma, i santi Martiri Giacinto, Alessandro e Tibùrzio. A Sebàste, nell'Arménia, san Severiàno, il quale, essendo soldato dell'Imperatore Licinio, e visitando spesso i Quaranta Martiri detenuti in prigione, per ordine del Preside Lisia, fu appeso con un sasso legato ai piedi, e, battuto con bastoni e lacerato con flagelli, nei tormenti rese lo spirito. Nello stesso giorno la passione di santo Stratòne, il quale per Cristo fu legato a due alberi e squarciato, e così compì il martirio. Così pure i santi Martiri Rufino e Rufiniàno fratelli. Nel territorio di Thèrouanne, in Frància, sant'Audomàro Vescovo. Nel monastero di Clogher, in Irlanda, san Queràno, Prete e Abate.